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STORIE  DI  SANTITA’

Armida Barelli e Don Mario Ciceri due nuovi beati per la Chiesa

“Diventate santi” sono queste parole, pronunciate dall’Arcivescovo metropolita di  Milano Mons. Mario Delfini, che risuonano nel nostro cuore rientrando a casa al termine della celebrazione per la Beatificazione di Armida Barelli e di Don Mario Ciceri. Parole che in realtà erano state precedute da un altra bella provocazione: “Cosa potrebbe fare una ragazza di una buona famiglia benestante che ha studiato in svizzera, che ha una casa in montagna, intelligente, di grande talento… potrebbe per esempio diventare santa! Cosa potrebbe fare un giovane ragazzo umile, povero, di un semisconosciuto paese della Brianza, con neanche tanti talenti…. potrebbe per esempio diventare santo!” Questa la cifra della santità di due vocazioni così diverse ma che hanno avuto in comune il desiderio di seguire la scia del profumo di Cristo. In queste storie di santità emerge la forza dello Spirito che Gesù continua ad elargire senza misura su tutta la Chiesa, popolo di Dio in cammino. Questo popolo convenuto numeroso nel Duomo ambrosiano, come una grande famiglia: i paesani, le Terziarie Francescane, le missionarie della regalità di Cristo, l’università del Sacro Cuore, l’Azione Cattolica, attratto dalla grandezza e dalla bellezza di questi due nuovi beati.                   

Don Mario Ciceri, modello per tutti i sacerdoti, per una vocazione armoniosa fra vita spirituale e pastorale a servizio dei giovani con un impegno educativo e culturale e a servizio degli ammalati e dei poveri. Si distinse in modo particolare anche durante il secondo conflitto mondiale mantenendo i contatti con i giovani militari e contribuendo a salvare molte vite umane. Un sacerdote umile e semplice, ma oggi santo.                                                                                                              

Armida Barelli, grande esempio di vocazione laicale, camminò nell’amore smussando ogni giorno il suo carattere forte e deciso. Di lei il Vescovo Montini, divenuto poi Papa S. Paolo VI, ebbe a dire: “A lei il plauso non solo di Milano, ma di tutta l’Italia perché segnò la vita educativa di tante giovani donne e perché fece fiorire, in splendide realtà, tutti i sogni e i progetti di Padre Agostino Gemelli”. Armida ha contribuito a diffondere un cattolicesimo accogliente ed inclusivo con la forza, la mitezza, la sapienza e la sensibilità propria delle donne.  Durante la celebrazione, al momento dell’omelia, il Cardinale e prefetto della congregazione delle cause dei Santi, Sua Eminenza Marcello Semeraro ha sottolineato come la santità visibile o nascosta che sia, contribuisca a diffondere il buon profumo di Cristo ovunque e nel mondo intero, e si alza da questa Chiesa in tanti modi, come da un giardino di fiori i cui colori, la forma, la grandezza e i profumi sono diversi, ma tutti preziosi.

Il nostro pensiero, a proposito di fiori profumati, corre veloce ad una santa di casa nostra: Angelina Pirini, di cui abbiamo celebrato il centenario della nascita proprio un mese fa, meravigliosa sintesi fra queste due storie di santità più o meno note. Una giovane ragazza, semplice, povera, sconosciuta, con una salute precaria, ma che con la forza dello Spirito e sull’esempio di Armida ha indicato una strada, una possibilità di vita come via verso la santità a cui tutti siamo chiamati.

Rosauro Amadori