Fraternità, aiuto, gioia, compassione, solidarietà, severità, bontà e semplicità sono le cose che caratterizzano l’Arsenale delle Pace di Torino. Ti invitano ad aiutare gli altri, a fare volontariato, senza dirti però che alla fine riscopri semplicemente la bellezza di essere umani.
Dal 27 al 30 dicembre il settore giovani diocesano è andato in trasferta al Sermig di Torino, appunto all’Arsenale della Pace, dove, assieme a persone di tutta Italia, ha intrapreso un percorso di vita incentrato sul volersi bene e sull’aiuto. I ragazzi hanno avuto la possibilità di mettersi in gioco, oltre che attraverso incontri e discussioni, anche aiutando i volontari dell’Arsenale nelle loro mansioni giornaliere come coltivare la terra, seguire alcuni ragazzi nell’aiuto compiti, pulire i locali, smistare i panni che poi verranno distribuiti a chi ne ha più bisogno.
L’Arsenale non è altro che un luogo di guerra e crudeltà riconvertito in luogo di pace, sicurezza e amore. Nel 1983 alcuni ragazzi, tra cui Ernesto Olivero, hanno deciso di seguire il loro sogno: erano convinti che i giovani fossero importanti, che era possibile fare la pace, che era possibile cambiare il mondo; ogni giorno, con quello che fanno, dimostrano al mondo che non hanno intenzione di fermarsi, quel sogno resta più vivo che mai e si lavora per realizzarlo. Ogni giorno vengono accolte persone bisognose che cercano conforto, vengono distribuiti abiti, generi alimentari e tanto affetto.
In questi quattro giorni di servizio, accolti in quella che è una vera e propria famiglia, abbiamo potuto toccare con mano la “santità della porta accanto” che Papa Francesco ci richiama. Abbiamo respirato felicità – anzi, felicizia, come direbbero i bambini dell’oratorio – speranza, ma sopratutto una fede salda e viva, portatrice di gioia e di frutto. Speriamo che tornati da questa esperienza i giovani di Cesena siano spinti a non mollare davanti alle difficoltà e siano consapevoli che, se credono nei loro sogni, tutto per loro è possibile.